venerdì 5 giugno 2009

Una nuova rivista culturale: Il filo d’Arianna (intervista a cura di Renzo Montagnoli)

In un contesto che vede nel nostro paese accentuarsi sempre di più il fenomeno della disaffezione alla lettura e, soprattutto, evidenzia l’incapacità della maggior parte degli italiani di scrivere e leggere correttamente la loro lingua, la nascita di una nuova rivista culturale può sembrare un anacronismo.
Eppure c’è chi ci crede, a partire dall’editore Solfanelli, che comunque penso sia consapevole dell’azzardo e non a caso ha affidato la direzione della rivista a Renato Besana, Franco Cardini e Lucio D’Arcangelo, nominativi tutti che, nelle loro specificità, sono autorevoli e conosciuti.
Ho avuto l’opportunità di leggere il primo numero (è un trimestrale) e sono rimasto favorevolmente colpito, perché l’impronta che è stata data a questo nuovo periodico non è elitaria, ma nemmeno nazionalpopolare, insomma si è cercato di coinvolgere più lettori possibili, a patto che abbiano, oltre a un livello culturale nella media, anche la passione per la letteratura.
Quindi, non ci sono discorsi riservati esclusivamente agli addetti ai lavori, ma non ci sono nemmeno banalizzazioni e superficialità, con articoli non solo di interesse comune, ma anche scritti in modo accessibile per chi ha un livello scolastico non necessariamente universitario.
Non riporterò la scaletta di tutto il primo numero, di ben 128 pagine e che si presenta tipograficamente e anche come formato come un normale libro; mi limiterò, pertanto, a evidenziare di quanto si parli della nostra incapacità a esprimerci in un italiano corretto, della nostra sudditanza a vocaboli inglesi, il cui ricorso è sovente del tutto ingiustificato, della scarsa possibilità di diffusione della lingua italiana nell’ambito dell’Unione Europea, a conseguenza anche del fatto che nemmeno in patria la si conosce adeguatamente. A questo problema, veramente notevole, la rivista dedica più di un articolo (per la precisione ben nove), affrontandolo in tutte le sue sfaccettature. Altrettanto interessante è il Dossier Borges, dedicato al grande scrittore argentino e che comprende, fra l’altro, un’intervista che da sola giustificherebbe l’acquisto del numero. Senza voler togliere importanza agli altri servizi, fra i quali rammento con piacere quello su Francesco Petrarca, mi ha colpito quello di linguistica scritto da Lucio D’Arcangelo e intitolato La foresta dei suoni, con le differenze caratterizzanti i vari idiomi; è un’autentica scoperta di quali suoni, a seconda delle lingue, corrisponda per esempio una consonante. Non mancano, peraltro, racconti e poesie, queste ultime di autori veramente famosi. Il numero si conclude con un articolo di Alberto Rosselli, giornalista e storico, conoscitore del mondo turco: Turanismo e Panturanismo, termini che forse non ci sono sconosciuti, ma che qui vengono esaurientemente spiegati nel loro reale significato.
Quanto costa questa rivista? Un numero ha un prezzo di 8 Euro, ma l’abbonamento annuale, cioè 4 numeri, in tutto 30 Euro. E’ cara? Direi di no, ove si consideri che un libro di oltre 100 pagine costa minimo 10 Euro, e che poi un solo volume potrebbe anche non piacere, visto che l’oggetto è unico, ma in una rivista come questa gli articoli sono tanti e in grado di soddisfare i gusti di ognuno. E poi, anche se può sembrar retorico, mi piace dire che la cultura non ha prezzo.
Di seguito riporto l’intervista a Lucio D’Arcangelo, interpellato appunto per avere maggiori ragguagli su Il filo d’Arianna.


Intervista Lucio D’Arcangelo, membro del Comitato direttivo della rivista trimestrale culturale Il Filo d’Arianna.


Fa sempre piacere veder sorgere una nuova rivista culturale e perciò prima di tutto auguro buona fortuna a lei e a Il Filo d’Arianna. La cultura è conoscenza e la conoscenza è capacità critica, condizioni indispensabili per la conservazione della libertà. Purtroppo il panorama contemporaneo vede un generale imbarbarimento, con gli italiani sempre meno attenti alla lettura, oppure disponibili ad accettare supinamente consigli per gli acquisti di libri troppo spesso di basso livello. In questo contesto l’uscita di una nuova rivista culturale diventa un azzardo, perché purtroppo l’editore deve fare la quadratura dei ricavi con le spese.
Da una prima lettura mi sembra che abbiate dato un’impronta non elitaria, ma nemmeno populista, al fine di coinvolgere non solo i tipici addetti ai lavori.
Ci vuol parlare di questa rivista e dei suoi obiettivi?


Oggi da più parti si lamenta la scarsa attenzione che la classe dirigente presta alla cultura. Ma non tutti i mali, veri o presunti, vengono per nuocere. Troppo spesso abbiamo assistito a commistioni che non hanno fatto bene né alla politica né alla cultura. Non diceva Burkhardt che Stato e cultura sono potenzialmente nemici?
In ogni caso la cultura non deve inseguire la politica né tantomeno la TV. Oggi più che mai la cultura deve recuperare la propria dimensione, che è in interiore homine, e soprattutto il proprio linguaggio, che non è né quello “specialistico” né quello mediatico. Tra la cultura accademica, oggi diventata sempre più asfittica e scolastica, e la cultura ridotta ad “evento” c’è un spazio che va colmato. In quanto al resto, una rivista di cultura non può che rivolgersi ad una minoranza. Si tratta soltanto di allargarla il più possibile, ed è una sfida non soltanto commerciale.

Concordo. Ho notato che nell’impostazione del primo numero gli argomenti trattati sono opportunamente diversi (fra l’altro il servizio su Borges, ivi compresa l’intervista, è veramente di grande interesse). Largo spazio è stato dato alla nostra lingua, purtroppo in declino non tanto a livello mondiale, ma proprio come nostro linguaggio comune. Sembrerebbe – e lo è, in effetti – che l’italiano sia in una fase involutiva e alle varie problematiche sono stati dedicati diversi articoli. Proseguirà anche nei prossimi numeri questo richiamo, forte, a riappropriarci del nostro lessico nella purezza della terminologia, nella precisione della costruzione logica?

Credo che Borges non sia soltanto un grande scrittore, ma anche un maestro di pensiero, antidogmatico e immune da tutti i vizi del nostro tempo. Compito di una rivista di cultura è anche quello di riannodare il rapporto con il passato più o meno recente, che, schiacciati sull’attualità, rischiamo di dimenticare. In quanto alla lingua certamente continueremo ad occuparcene, anche perché lo scarso interesse di cui è fatta oggetto, anche ai livelli più alti, è un indice tutt’altro che trascurabile delle condizioni in cui versa la nostra cultura. Ogni numero però avrà un argomento monografico diverso, messo in luce dall’illustrazione di copertina.

Il Comitato direttivo della rivista è formato da lei, da Renato Besana e da Franco Cardini. Ci vuol dire brevemente chi siete?

Renato Besana, giornalista RAI, editorialista di Libero, è autore per Solfanelli di “Sconcerto italiano”. Franco Cardini, storico medievista, autore di numerose opere non soltanto storiche, ma anche narrative, ha ricoperto numerosi incarichi nelle istituzioni culturali del nostro Paese. Il sottoscritto, linguista di formazione, non ha escluso dai suoi interessi altri settori quali la letteratura. Giudica il suo libro più attuale “Difesa dell’italiano” (2001)

Quali sono le modalità per ricevere un numero della rivista o per abbonarsi?

Ecco tutte le coordinate: Direzione, Redazione e Amministrazione: Via A. Aceto n. 18 - 66100 Chieti
Tel. 0871 63210 - 0871 561806 - Fax 0871 404798 - Cell. 335 6499393 rivistailfilodarianna.blogspot.com - rivistailfilodarianna@yahoo.it
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La rivista è aperta anche ad altri collaboratori e, se sì, per quale tipologia di articoli e in che modo trasmetterli?

Le proposte ossia brevi riassunti (abstract) degli articoli vanno mandati alla redazione della rivista all’indirizzo e.mail sopra riportato.

Fra gli articoli presenti nel primo numero ce n’è uno che mi ha confermato quello che già temevo. Mi riferisco a Il nuovo analfabetismo. In particolare il semianalfabetismo riscontrato anche a livello di studenti universitari sembrerebbe dimostrare una progressiva disaffezione per la lettura, il che implica anche la perdita progressiva delle nozioni scolastiche di carattere letterario a suo tempo acquisite. E’ un problema assolutamente non marginale e anzi dalle conseguenze devastanti. L’articolo che ho citato è molto ben fatto, ma credo che siano opportuni ulteriori approfondimenti per spiegare il fenomeno e per suggerire i rimedi.
Al riguardo, pensa che la rivista ritornerà in argomento?


Difficile sanare un disastro inziato negli anni ’70 e consolidatosi attraverso le nuove generazioni di insegnanti. I rimedi che si possono suggerire, ammesso che si abbia la volontà di usarli, potranno dare i loro effetti solo a lungo termine. Uno di essi, già suggerito da un illustre italianista, Francesco Bruni, può essere l’insegnamento della lingua scritta, oggi inesistente nelle scuole e, purtroppo, anche nelle università. Occorre comunque una vigorosa politica di indirizzo che non lasci soli coloro che vogliono reagire ad una situazione giudicata da tutti insostenibile. ‘E probabile che torneremo su di argomento così scottante.

Ho notato la presenza di alcuni racconti e anche di poesie, queste ultime di autori di notorietà internazionale. Pensate di dedicare più spazio alla sempre negletta poesia, magari inserendo i testi pubblicati in un quadro più generale di correnti e magari anche con cenni critici della personalità artistica dell’autore?

Forse faremo qualcosa in questo senso, ma senza precostituire giudizi che vanno lasciati al lettore. Di critica ce n’è fin troppa e tutt’altro che buona. Del resto la poesia, o la bellezza, parla da sé, a meno che non sia un critico scrittore a parlarne. Ma è una specie ormai estinta.

Ci può anticipare quale sarà l’argomento monografico del prossimo numero, nonché la data di presumibile uscita dello stesso?

Il prossimo numerò uscirà entro luglio e l’argomento monografico sarà “Cristiani e neopagani”. Ma non posso dire di più.

Grazie e auguri per questa nuova rivista.

Renzo Montagnoli

http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=42&det=5224

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